Donata Dolci - Didi Ananda Devamala
Donata con alcuni suoi bambini
Donata Dolci, nata a Verona nel 1957, giunse in Tailandia nel 1988 come volontaria della "Fondazione Neo-umanista" con il desiderio di aiutare il prossimo, soprattutto quello più disagiato, attraverso un progetto ecologico-alimentare.
Durante la permanenza a Sangklaburi, un paese vicino al confine con la Birmania, dei vicini le chiesero la disponibilità ad accudire temporaneamente alcuni bambini orfani, ed altri le cui famiglie indigenti non erano nella possibilità di poterlo fare.
Le condizioni politiche del momento erano tremende, in un territorio molto vasto all’interno della giungla (ai confini tra Tailandia e Birmania): 400.000 persone in fuga dal regime militare birmano, non voluti nel paese ospitante, conducevano una vita di stenti tra cui le incursioni degli eserciti dei due stati, le scorrerie di partigiani e guerriglieri, bande di delinquenti che taglieggiavano, uccidevano e deportavano soprattutto donne e bambine, per avviarle al lucroso mercato della prostituzione.
Donata si impegnò in prima persona nel raccogliere fondi e costruire poi una casa ricovero per bambini orfani e abbandonati.
L’iniziativa, tra mille difficoltà e pochi mezzi, ebbe successo; iniziò nel 1991 con 4 bambine, il numero poi aumentò in maniera esponenziale, come ovviamente anche i bisogni.
Nel 1994 fondò BAAN UNRAK “la Casa della Felicità”, con 16 bambini orfani e vittime di maltrattamenti, e altri bambini profughi accolti al centro per frequentare la scuola, non potendo essere iscritti alla scuola regolare Tailandese.
Oggi i bambini ospiti nella casa sono oltre 200, insieme a loro vive un numero variabile, a seconda dei periodi e delle necessità, di ragazze madri con i loro figli.
I profughi vivono ancora nella giungla tailandese, in un territorio limitato che non possono abbandonare; le risorse economiche sono scarsissime, non godono di diritti politici, non esistono “fisicamente” per nessuno dei due paesi.
Il disagio giovanile, la povertà, le precarie condizioni igienico-sanitarie, l’alta mortalità: sono questi i motivi per cui molti bambini vengono abbandonati, così come tanti di loro sono orfani.
Donata dice: “Per i miei bambini ho un sogno speciale, nella mia immaginazione li vedo immersi in una luce, questa luce porta calore e promessa di un luminoso futuro”.
“La casa della Felicità”, oggi, promuove numerosi progetti rispetto ai quali Donata svolge funzione di coordinatrice.
Durante la permanenza a Sangklaburi, un paese vicino al confine con la Birmania, dei vicini le chiesero la disponibilità ad accudire temporaneamente alcuni bambini orfani, ed altri le cui famiglie indigenti non erano nella possibilità di poterlo fare.
Le condizioni politiche del momento erano tremende, in un territorio molto vasto all’interno della giungla (ai confini tra Tailandia e Birmania): 400.000 persone in fuga dal regime militare birmano, non voluti nel paese ospitante, conducevano una vita di stenti tra cui le incursioni degli eserciti dei due stati, le scorrerie di partigiani e guerriglieri, bande di delinquenti che taglieggiavano, uccidevano e deportavano soprattutto donne e bambine, per avviarle al lucroso mercato della prostituzione.
Donata si impegnò in prima persona nel raccogliere fondi e costruire poi una casa ricovero per bambini orfani e abbandonati.
L’iniziativa, tra mille difficoltà e pochi mezzi, ebbe successo; iniziò nel 1991 con 4 bambine, il numero poi aumentò in maniera esponenziale, come ovviamente anche i bisogni.
Nel 1994 fondò BAAN UNRAK “la Casa della Felicità”, con 16 bambini orfani e vittime di maltrattamenti, e altri bambini profughi accolti al centro per frequentare la scuola, non potendo essere iscritti alla scuola regolare Tailandese.
Oggi i bambini ospiti nella casa sono oltre 200, insieme a loro vive un numero variabile, a seconda dei periodi e delle necessità, di ragazze madri con i loro figli.
I profughi vivono ancora nella giungla tailandese, in un territorio limitato che non possono abbandonare; le risorse economiche sono scarsissime, non godono di diritti politici, non esistono “fisicamente” per nessuno dei due paesi.
Il disagio giovanile, la povertà, le precarie condizioni igienico-sanitarie, l’alta mortalità: sono questi i motivi per cui molti bambini vengono abbandonati, così come tanti di loro sono orfani.
Donata dice: “Per i miei bambini ho un sogno speciale, nella mia immaginazione li vedo immersi in una luce, questa luce porta calore e promessa di un luminoso futuro”.
“La casa della Felicità”, oggi, promuove numerosi progetti rispetto ai quali Donata svolge funzione di coordinatrice.